Il terzo episodio della serie Netflix “Il caso Yara: oltre ragionevole dubbio”, disponibile online dal 16 luglio, è esplosivo. Massimo Bossetti, condannato all’ergastolo nel 2018 per l’omicidio di Yara Gambirasio, appare per la prima volta in una intervista di fronte alla telecamera, ribadendo con emozione di non essere l’assassino della giovane.
Vestito con una camicia blu e pantaloni chiari, lo vediamo seduto nel cortile del carcere o giocare con un pallone contro il muro di cinta. Bossetti rivela un episodio in isolamento dove gli è stato offerto un compromesso per vedere la sua famiglia, al quale ha reagito lanciando la biro all’interlocutore.
Piangendo e arrabbiato, Bossetti critica la madre per non avergli mai rivelato chi fosse suo vero padre e attacca la procuratrice Letizia Ruggeri, responsabile della sua condanna, accusandola di non aver mai guardato negli occhi durante il processo. “Il caso Yara: oltre ragionevole dubbio” agisce come un documento investigativo, raccogliendo testimonianze esclusive e analizzando dettagliatamente gli elementi della pubblica accusa che hanno portato alla sua incriminazione.
La serie, composta da cinque episodi di circa cinquanta minuti ciascuno, è prodotta da Quarantadue e diretta da Gianluca Neri, noto per il suo lavoro su “Sanpa”. Nonostante le dichiarazioni di Bossetti che ripete di non sapere nulla e di non comprendere perché sia stato imprigionato, il documentario si distingue per il suo approccio formale, includendo materiale d’archivio inedito e montaggi suggestivi di audio dalle udienze e conversazioni familiari.
Nel secondo episodio, vengono mostrate le indagini degli investigatori nel campo di Chignolo d’Isola, luogo del ritrovamento del corpo di Yara, con la voce dell’anatomopatologa Cristina Cattaneo che analizza le prove sul cadavere della ragazza.
Come in ogni documentario investigativo, vi sono contributi da giornalisti, avvocati, pm e testimoni, oltre a insinuazioni e ipotesi che tentano di gettare dubbi sull’indagine originale. Tuttavia, la serie si ferma ai confini delle decisioni giudiziarie, esplorando brevemente sospetti su altri possibili colpevoli come la maestra di ginnastica Silvia Brena e gli strani movimenti del custode della palestra di Yara, senza ulteriori sviluppi giudiziari.
“Il caso Yara: oltre ragionevole dubbio” rappresenta un aggiornamento di alta qualità su un caso che continua a suscitare interesse e controversie, mantenendo sempre al centro il dolore delle vittime che non troveranno mai vera pace.