Molti si staranno chiedendo chi sia Michelle Comi e perché sia finita sotto i riflettori di Selvaggia Lucarelli.
È un interrogativo legittimo, quindi esploriamo un po’ la storia di questa giovane influencer milanese, che ha fatto della provocazione il suo marchio distintivo.
Michelle è attiva anche su OnlyFans, dove pubblica contenuti per adulti da cui trae un reddito significativo. Inoltre, è spesso presente in trasmissioni come La Zanzara, dove esprime le sue opinioni.
In sostanza, Michelle Comi si è affermata come un fenomeno social che sembra voler provocare indignazione per attirare l’attenzione del pubblico.
Come sottolinea Selvaggia Lucarelli, Michelle utilizza la provocazione come una strategia di marketing, e la questione se ciò derivi da una genuina ingenuità o sia una mossa calcolata rimane aperta.
Quello che conta è che Michelle Comi sta guadagnando popolarità, e l’ultima iniziativa che ha intrapreso è una raccolta fondi per un intervento al seno.
Se guardiamo al passato, possiamo notare altre sue provocazioni, come la richiesta di regali costosi per il suo compleanno e le sue affermazioni su tematiche come comunismo, patriarcato e diritto di voto, tutte manovre pensate per generare visibilità e profitto.
La Lucarelli, dunque, non ha scoperto nulla di nuovo, ma ha ritenuto utile chiarire alcuni punti.
Selvaggia Lucarelli: “Smettetela di indignarvi e lei scomparirà!”
La giornalista ha sottolineato nel suo articolo che l’indignazione è del tutto inutile. Ha evidenziato come la strategia di Michelle Comi sia una pratica consolidata nel tempo.
Per esempio, Antonella Elia ha costruito una carriera basata su un personaggio simile, che si presentava come una bionda svampita. Lucarelli scrive: “Elia non era affatto scema, era solo un po’ naif, ma quello era il suo personaggio, che risuonava con il sentimento comune dell’epoca. A suo modo, era simile a Comi, che promuove se stessa enfatizzando aspetti caricaturali e spacciandoli per autentici.”
In sintesi, l’articolo della Lucarelli ha un obiettivo ben preciso: smettere di indignarsi per la Comi è l’unico modo per farla svanire nel nulla. La riflessione di Lucarelli si chiude con un avvertimento:
“Se il marketing non ci piace, indignarsi è una scelta autolesionistica, perché è proprio dalla viralità dell’indignazione che lo shockvertising trae alimento.” In altre parole, è consigliabile concentrare le energie altrove invece di criticare le manovre strategiche di Michelle Comi.