Paolo Del Debbio rivela: “Volevo diventare prete, ma l’amore fisico ha vinto!”

Paolo Del Debbio, noto giornalista, scrittore e conduttore, ha condiviso il suo punto di vista sulla religione e la filosofia in un’intervista rilasciata al “Corriere della Sera”.

Il suo ultimo libro, “Siamo tutti filosofi senza saperlo”, è stato scritto nell’abbazia di Vallombrosa. Durante l’intervista, ha raccontato di aver trascorso un anno con i benedettini a Roma da giovane e di ritirarsi ogni estate in abbazia per riflettere e scrivere. “È un luogo ideale per pensare, con un clima fresco e una biblioteca meravigliosa, dove i monaci sono miei amici”, ha spiegato.

Del Debbio ha citato Massimo Cacciari, considerato da lui il più importante filosofo italiano vivente. Secondo il filosofo, “la filosofia va oltre tutto ciò che è dicibile e tangibile”, e le abbazie sono spazi privilegiati per questa riflessione sulla dimensione invisibile del mondo.

La filosofia, per Del Debbio, non è una disciplina leggera: “Pone continuamente domande sul senso della vita. È irrequieta e tormentata, sempre in cerca di una comprensione più profonda”.

“L’uomo è libero di scegliere”

Affrontando il tema della religione, Del Debbio ha espresso il suo profondo credo: “L’uomo è libero di scegliere. La conoscenza da parte di Dio delle scelte umane non implica che queste siano determinate”. Ha inoltre manifestato preoccupazione per l’eccessiva predominanza della dimensione virtuale, che, a suo avviso, offusca la realtà spirituale e metafisica della vita.

Rivela un aspetto personale, parlando dei due anni trascorsi nel seminario arcivescovile di Lucca, descritti come “i più belli della mia vita”. Qui ha scoperto la filosofia, leggendo opere come la Summa di San Tommaso, e ha anche considerato di diventare prete. Tuttavia, il richiamo dell’amore fisico lo ha portato a una vita di conflitto tra le due strade.

“La dignità non può essere tolta”

Del Debbio ha toccato anche il tema dell’antifascismo, parlando dell’esperienza di suo padre, deportato in un campo di prigionia. “In quel campo si moriva di fame, mentre i nazisti ostentavano ciotole di carne per i cani, mostrando la riduzione degli uomini a cose”, ha raccontato. La dignità, secondo suo padre, non poteva essere tolta nemmeno di fronte alla morte. I suoi racconti, uniti a quelli della nonna, hanno permesso a Del Debbio di comprendere fin da piccolo quale fosse la parte giusta nella storia.

Con la sua riflessione profonda e personale, Paolo Del Debbio invita a considerare la vita e la libertà di scelta come valori fondamentali, accompagnati dalla necessità di riflettere sul nostro cammino e sul senso delle nostre azioni.