Hai mai sentito parlare di Biohacking? Scopriamo di cosa si tratta e come può aiutarci a vivere meglio.
Il biohacking è il tentativo di influenzare positivamente il nostro funzionamento generale grazie allo studio della biochimica e della fisiologia.
Esso consiste nell’apportare modifiche allo stile di vita al fine di ottenere risultati a lungo termine.
Alla base c’è il concetto secondo cui migliorare la propria salute in forma preventiva sia più vantaggioso di trattare le malattie.
Non si tratta di raggiungere performance sovrumane, ma quelle che dovremmo avere naturalmente, e di ripristinare l’omeostasi nel corpo. In altre parole, per iniziare il viaggio di biohacking, si devono affrontare prima i fondamenti così da raccoglierne rapidamente i frutti.
Il sonno ha la priorità
È lo strumento numero uno per tutto, indipendentemente dall’obiettivo, che sia quello di avere più energia o perdere peso, migliorare capelli, pelle e unghie o la lucidità mentale. Si massimizza la qualità del sonno riducendo il consumo di cibo e caffeina e riducendo l’esposizione alla luce blu almeno tre ore prima di andare a dormire. La luce blu (telefonini, computer ecc) impedisce di secernere melatonina, che è essenziale per un buon sonno. Anche la temperatura del corpo può influire sulla qualità del sonno. È utile quindi investire in un materassino a temperatura controllata che permetta di selezionare il clima ideale per dormire.
Un intestino sano è un principio fondamentale del biohacking in quanto contribuisce a un sistema immunitario forte e comunica con il cervello per mantenere il benessere generale. È la pietra angolare della salute e come tale deve essere supportato. Gli enzimi digestivi aiutano il corpo ad assorbire i nutrienti dal cibo e possono essere utili per chi ha problemi di digestione. Il microbioma è unico in ogni individuo e molto avanzato nel correggersi quando gli viene somministrato il giusto carburante. In linea di massima, però, conviene consumare quanta più fibra prebiotica attraverso la dieta con verdure e frutta a basso contenuto di fruttosio, seguendo il metodo del piatto perfetto, composto per metà di verdure, un quarto di proteine, un quarto di carboidrati e un po’ di grassi buoni. Si può anche aggiungere un cucchiaio di funghi reishi, chaga o e shiitake in polvere. Questi adattogeni antiossidanti offrono una gamma diversa di fitonutrienti rispetto ad altri alimenti vegetali e apportano equilibrio al corpo.
Da non trascurare anche i vantaggi del grounding, letteralmente la “messa a terra“, un metodo che ci vede fisicamente ed elettricamente connessi con la terra. Ciò consente ai suoi antiossidanti caricati negativamente di contrastare la carica positiva di radicali liberi che si accumula all’interno del nostro corpo. Il grounding viene ritenuto una pratica antinfiammatoria, utile a mantenere l’equilibrio. Venti minuti a piedi nudi due volte al giorno consentono un flusso adeguato di elettroni liberi, sia che si tratti di erba o roccia naturale, di suolo o mare.
Altro capitolo fondamentale: la pelle, che ha modi ’intelligenti’ di mostrarci cosa sta accadendo all’interno del corpo. Sono molti i fattori interni che possono portare a infiammazioni della pelle. In particolare, quando siamo stressati, viene attivato l’ormone cortisolo, che può portare alla rottura del collagene e dell’elastina, proteine strutturali responsabili dell’elasticità della pelle. Un modo per gestire lo stress è assumere un’adeguata quantità di vitamina D attraverso l’esposizione alla luce solare o un integratore. Inoltre si pensa che il calore delle saune a infrarossi provochi il rilascio di endorfine e abbassi il cortisolo, oltre a migliorare la circolazione portando benefici antinfiammatori.