Il ritorno alla routine del lavoro dopo le vacanze – un periodo di svago senza orari da rispettare – può provocare in alcune persone una sensazione di “stress” e di ansia, soprattutto se hanno centinaia, se non migliaia, di e-mail che li aspettano.
In generale, il ritorno al lavoro dopo una lunga assenza non è stressante. Tuttavia, se siete costretti a svolgere un’attività che vi piace o vi stressa, anche se solo per pochi giorni, il vostro corpo reagirà con stanchezza e disagio.
In vacanza ritmi diversi e nessun trauma
In vacanza i ritmi di vita rallentano. Al ritorno dalle vacanze, dobbiamo tornare al nostro programma di lavoro regolare: niente di nuovo, perché il corpo della maggior parte delle persone è in grado di adattarsi senza stress.
Secondo Simona Cabib, docente di psicobiologia all’Università La Sapienza di Roma: “Gli eventi più stressanti sono quelli che si verificano inaspettatamente e che comportano grandi cambiamenti: è difficile imparare a gestirli.
Il ritorno al lavoro dopo le vacanze fa parte di un ciclo naturale della vita, al quale ci siamo ormai abituati. “Questa transizione non deve essere necessariamente stressante: Ognuno di noi ha i propri metodi di adattamento alla vita, e dobbiamo solo recuperare quelli che ci sono più congeniali. Non ci sono traumi perché abbiamo già vissuto questa esperienza molte volte”.
Se il lavoro non piace
“All’inizio”, sottolinea il professoressa Cabib, “ci vuole un po’ di tempo per ritrovare il ritmo. Ma noi conosciamo perfettamente il nostro sistema, ci siamo cresciuti; non ci sono cambiamenti improvvisi nelle condizioni fisiche o mentali”. Si tratta di rimettersi in contatto con se stessi e riprendere il rapporto che avevamo col lavoro».
Un lavoro che vi piace o che odiate può avere un impatto significativo sul vostro benessere.
“Se prima delle vacanze il rapporto con il lavoro (o con qualsiasi altra situazione) non era buono, allora sì, il ritorno sarà pesante e conflittuale, non solo perché si torna dalle vacanze, ma anche perché, per un certo periodo, si è rimasti fuori dal contesto vissuto negativamente. In questi casi saranno necessarie altre soluzioni”.
Lo stress non è negativo
Anche se spesso usiamo la parola stress con una connotazione negativa, è possibile sperimentare anche forme positive di questo fenomeno.
Tuttavia, la psicologa avverte che la fatica è un meccanismo naturale di adattamento a nuove situazioni.
“Poiché spesso ci si sforza di adattarsi a un ambiente in continua evoluzione, e l’ambiente è in parte imprevedibile, nessuno sforzo è sprecato. Siamo dotati di tutti gli strumenti necessari e non dobbiamo sottrarci alle nostre responsabilità.
Possiamo sentirci molto affaticati, sotto pressione: è fastidioso ma non deve essere considerato un rischio; tutti gli organismi viventi affrontano questa sfida – perché non è mai facile, ma la condizione di stress può aiutarci a diventare più forti quando la superiamo. Dobbiamo imparare a gestire lo stress, non lasciare che ci controlli”.
Esistono due tipi di stress
L’esperto spiega quando lo stress dovrebbe essere una preoccupazione. Esistono due tipi di stress: uno causato da cambiamenti inaspettati e radicali, come la perdita di una persona cara o del lavoro, o il trasloco; l’altro deriva da eventi di vita più prevedibili, come l’assunzione di nuove responsabilità sul lavoro”.
Per adattarci dobbiamo cambiare noi stessi e questo processo richiede un grande sforzo. Ma abbiamo gli strumenti – psicologici e fisiologici – per affrontarlo”, ha detto Cabib.
Un secondo tipo di stress è quello cronico, che si manifesta per un lungo periodo di tempo ed è legato a situazioni che non possiamo controllare. Se questi fattori di stress incontrollabili ci fanno sentire come se non ci fosse via d’uscita, questo tipo di stress può portare alla malattia.