La conclusione dei ricercatori è stata chiara: l’estate 2023 è stata la più calda mai registrata. Il programma di osservazione meteorologica e terrestre dell’Unione europea, Copernicus, ha mostrato che i mesi da giugno ad agosto hanno registrato una media di 16,77°C: 0,66°C in più rispetto alle medie storiche per questi tre mesi.
Come ha osservato il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, il nostro pianeta ha recentemente vissuto una “stagione bollente”; il collasso climatico è in corso. Ecco cosa dicono gli studi e cosa rischiamo se le cose non cambiano rapidamente.
L’estate più calda mai registrata
L’agosto 2023 è stato il secondo mese più caldo della storia mondiale, superato solo dal luglio precedente.
Si parla di un aumento mostruoso delle temperature medie globali: +1,5 gradi rispetto alla media preindustriale (e cioè del periodo compreso tra il 1850 e il 1900). Gli oceani hanno subito un drammatico aumento della temperatura, con un riscaldamento delle acque di quasi 21 gradi. Si tratta del valore più alto registrato fino ad oggi.
Purtroppo, quest’estate abbiamo assistito anche a devastanti ondate di calore in molte parti dell’emisfero settentrionale, soprattutto nell’Europa meridionale e in Giappone.
Il termometro è salito bruscamente anche in Australia, Sud America e in gran parte dell’Antartide.
Per gli scienziati, il riscaldamento globale è la causa principale di questi fenomeni estremi.
Queste crescenti concentrazioni sono il risultato dell’attività umana e delle emissioni, in particolare quelle causate dalla combustione di carbone, petrolio e gas naturale.
Il disastro ecologico causato dall’uomo è ulteriormente intensificato dal fenomeno climatico periodico chiamato El Niño, che provoca un forte riscaldamento delle acque dell’Oceano Pacifico e sta facendo sentire il suo impatto in tutto il mondo.
Che inverno ci aspetta?
Secondo l’Organizzazione meteorologica mondiale (OMM), El Niño continuerà per tutto l’inverno, almeno fino a febbraio, provocando eventi meteorologici estremi anche nel 2024. Gli studiosi prevedono forti nevicate a dicembre e un’altra estate di caldo insostenibile.
Gli anni di El Niño tendono ad avere un inizio mite e umido (novembre-dicembre) e una fine più fredda (gennaio-marzo) nella maggior parte dell’Europa settentrionale, ha spiegato il professor Adam Scaife, responsabile delle previsioni a lungo termine del Met Office, il servizio metereologico del Regno Unito. Nelle nostre zone dell’Europa meridionale, e quindi anche in Italia, le precipitazioni saranno più frequenti.
Un futuro di siccità, miliardi di persone non avranno accesso all’acqua.
La crisi idrica mondiale sarà ancora peggiore di quanto si pensasse, dice Oxfam.
La conclusione è raggelante:Entro il 2050, 3 miliardi di persone non avranno accesso all’acqua. La colpa è ancora una volta dell’impatto devastante del riscaldamento globale, che minaccia aree sempre più vaste e vulnerabili soprattutto in Africa, Medio Oriente e Asia.
Un nuovo studio ha preso in esame 20 Paesi in quattro grandi regioni del mondo e ha scoperto che due miliardi di persone saranno colpite dalla scarsità d’acqua.
Il riscaldamento globale e l’alternanza sempre più frequente e violenta tra siccità e inondazioni avranno un effetto devastante sulle scorte alimentari, creando una fame di massa.
Gli esperti prevedono che il numero di persone cronicamente malnutrite nei 10 Paesi più vulnerabili al clima aumenterà del 30% nei prossimi anni.
Entro il 2050, potrebbero esserci 216 milioni di migranti climatici interni nel mondo, 86 milioni dei quali provenienti dall’Africa subsahariana.