Nel cuore dell’incertezza, voci di coraggio e determinazione emergono da Gaza. Mohamed Abu Selmia, medico di 42 anni, afferma con fermezza: “I miei malati non li lascio, è contrario a quel che ho fatto per tutta la vita”.
La testimonianza di Mohammed Ibrahim, 28 anni, falegname, fa eco: “I miei vicini hanno cominciato a bere acqua di mare”. Le storie di chi resiste, nonostante le sfide, si moltiplicano.
Il panorama è di una Gaza affollata, con persone che si muovono da nord a sud, cercando rifugio e speranza, scrutando l’Est distrutto con occhi determinati ad evitare quel destino. “È una marcia epica”, sottolinea l’amico Safwat, la batteria del telefono appena al 36%, pochi secondi per chi lo chiama: “Nessuno abbandona nessuno. Gli israeliani non li vediamo, ma li sentiamo: ci evacuano e continuano a bombardarci.”
Il contrammiraglio Daniel Hagari dell’Israel Defense Force (IDF) lancia un ultimatum: “Spicciatevi ad andare via!” Tuttavia, Ismail Haniyeh, capo della Striscia, mette in guardia: chi lascia rischia di diventare un ostaggio. Gaza City è il cuore pulsante del conflitto, e il tempo stringe.
Ma cosa succede ai civili rimasti nel Nord evacuato? Juliette Touma dell’agenzia profughi Unrwa conferma l’emergenza: ospedali al limite, medicinali esauriti, riserve energetiche scarse. Gli sfollati si moltiplicano, le condizioni si fanno critiche.
La nuova fase dell’operazione IDF mira alla “metropolitana di Gaza”, i tunnel che si intrecciano sotto la città. È una sfida titanica: una rete intricata di 500 km, simile a quelle costruite dai jihadisti in passato. L’obiettivo è chiaro: raggiungere i comandi nascosti, che orchestrano le operazioni con comfort e protezione.
Mentre il mondo osserva, la speranza di trovare ostaggi vivi e di mantenere il sostegno internazionale diventa una corsa contro il tempo. L’indignazione europea e le ragioni dietro le rappresaglie vengono messe a confronto, come insegnava il saggio Shimon Peres.
In questo contesto di sofferenza e determinazione, Gaza City continua a resistere, con voci che si ergono dalla polvere dell’incertezza, pronte a sfidare le avversità.