Allarme dell’Onu, in arrivo un caldo record da maggio con El Niño: le zone a rischio

Gli esperti dell’Organizzazione meteorologica mondiale Wmo affermano che lo sviluppo di un fenomeno meteorologico chiamato “El Niño” potrebbe causare un nuovo picco nel riscaldamento globale e portare a temperature record.

“Un nuovo El Niño potrebbe portare a una nuova impennata del riscaldamento globale e causare il superamento dei record di temperatura”. Con questa frase Petteri Taalas, capo dell’Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo) delle Nazioni Unite, ha paventato l’ipotesi di un’estate infernale.

Gli esperti hanno previsto che quest’anno c’è circa l’80% di possibilità che si formi El Niño, mentre nei prossimi tre mesi (maggio-luglio) ci sono rispettivamente il 60, il 70 e l’80% di possibilità.

“Il mondo dovrebbe prepararsi alla possibilità di un forte El Niño”, ha avvertito Petteri Taalas, “che potrebbe portare sollievo alla siccità nel Corno d’Africa, ma anche scatenare eventi meteorologici più estremi”.

Che cos’è El Niño

Il fenomeno noto come “El Niño” è in realtà un evento meteorologico che provoca un significativo riscaldamento delle acque dell’Oceano Pacifico centro-meridionale e orientale (in Sud America).

È un fenomeno periodico, che si verifica ad intervalli statisticamente variabile fra i due e i sette anni, e che può durare da 9 a 12 mesi.

La sua formazione è solitamente associata a numerosi fenomeni meteorologici, tra cui intense precipitazioni e tornado nell’America centro-meridionale (nonché violenti uragani nel Pacifico meridionale e nell’Australia settentrionale), di contro, può causare periodi di siccità dall’Africa centro-occidentale fino all’Indonesia. Inoltre, d’estate El Niño alimenta gli uragani nel Pacifico centro-orientale e li ostacola sull’Atlantico.

Le conseguenze per l’Italia

Sebbene gli effetti di questo fenomeno non siano sempre prevedibili, è certo che la sua formazione influenzerà il clima dell’Europa e dell’Italia.

Gli effetti di El Niño sul Mediterraneo non sono così ben compresi come i suoi effetti in altre zone dell’Africa o dell’America Latina, quindi è difficile prevedere se questa estate sarà più secca o più umida.