Attualmente, non esiste una cura definitiva per l’Alzheimer. Le terapie disponibili possono solo alleviare i sintomi, senza arrestare del tutto il progresso della malattia.
I tre anticorpi monoclonali approvati dalla FDA negli ultimi anni non hanno ancora fornito risultati clinici significativi. Questi trattamenti, pur rimuovendo l’amiloide dal cervello, non sembrano apportare benefici concreti ai pazienti, che continuano a subire un lento declino cognitivo.
Gli effetti collaterali sono numerosi e, in molti casi, rilevanti, tanto che l’Agenzia Europea del Farmaco (EMA) non ha approvato questi farmaci. Di conseguenza, la strada per una cura efficace resta ancora lunga e incerta.
La ricerca sui biomarcatori: una speranza per il futuro
Nonostante la mancanza di una cura definitiva, la ricerca non si ferma. Uno dei campi più promettenti è lo studio dei biomarcatori ematici, che possono rilevare la presenza della malattia con largo anticipo, anche prima che i sintomi si manifestino.
Ogni settimana, nuovi studi propongono test in grado di individuare agenti legati alla neurodegenerazione. Tuttavia, è importante notare che circa il 30% delle persone con segni biologici della malattia (come l’accumulo di beta-amiloide nel cervello) non sviluppa mai i sintomi clinici dell’Alzheimer. Studiare queste persone resilienti potrebbe essere la chiave per scoprire nuove terapie in grado di prevenire la malattia.
La prevenzione: la vera arma contro l’Alzheimer
In attesa di cure più efficaci, la prevenzione rappresenta l’unica vera arma per contrastare l’Alzheimer. La Società Italiana di Neurologia sottolinea che adottare stili di vita sani può proteggere il cervello e ritardare l’insorgenza della malattia.
Sebbene non si possa garantire che non si sviluppi mai l’Alzheimer, ritardare la sua comparsa e prolungare l’autonomia dei pazienti è un obiettivo realistico. L’Alzheimer agisce spesso in silenzio per decenni prima di manifestarsi, quindi ridurre i fattori di rischio è fondamentale.
Prevenire i traumi cerebrali
Uno degli aspetti fondamentali per ridurre il rischio di Alzheimer è la prevenzione dei traumi cerebrali. Gli scienziati ritengono che anche i traumi lievi possano favorire lo sviluppo della malattia in età avanzata, incidendo per il 3% sul rischio di demenza.
Per questo motivo, è essenziale promuovere l’uso del casco e di protezioni adeguate per la testa durante l’uso di monopattini, biciclette, nelle attività sportive di contatto e nei luoghi di lavoro.
Inquinamento, fumo e alcol: l’importanza di ridurre l’esposizione
Anche l’inquinamento ambientale e alimentare rappresenta un fattore di rischio significativo, contribuendo al 3% dei casi di demenza. Misure rigorose per ridurre l’esposizione all’inquinamento, come politiche volte a migliorare la qualità dell’aria e dell’ambiente, possono avere un impatto positivo sulla prevenzione dell’Alzheimer.
Allo stesso modo, ampliare le misure per ridurre il fumo, come l’aumento dei prezzi delle sigarette, l’innalzamento dell’età minima per l’acquisto e il divieto di fumo nei luoghi pubblici, è fondamentale. Il fumo è collegato al 2% dei casi di demenza. Anche il consumo eccessivo di alcol incide, sebbene in misura minore (1%), e promuovere politiche volte a ridurne l’abuso è un passo importante.
Combattere l’isolamento sociale
L’isolamento sociale è un altro fattore di rischio che può contribuire allo sviluppo dell’Alzheimer, incidendo per il 5%. La solitudine può colpire aree specifiche del cervello, aumentando il rischio di declino cognitivo e depressione. Promuovere la creazione di ambienti comunitari e alloggi di supporto per contrastare l’isolamento, specialmente tra gli anziani, può fare la differenza.
Un esempio virtuoso è il “Paese ritrovato” di Monza, il primo villaggio in Italia progettato per le persone affette da Alzheimer, che fornisce un supporto sociale fondamentale.
Proteggere l’udito, la vista e la salute dentale
La perdita dell’udito e della vista sono fattori di rischio sottovalutati, ma cruciali. La ricerca ha dimostrato che l’ipoacusia è associata a un aumento del 5% del rischio di Alzheimer, mentre la perdita della vista incide per il 2%. Screening regolari della vista e dell’udito, a partire dai 65 anni, possono aiutare a individuare precocemente questi problemi e prevenire complicazioni future.
Inoltre, la promozione della salute dentale è fondamentale: un accesso più ampio agli screening odontoiatrici potrebbe prevenire problemi che, indirettamente, potrebbero influire sulla salute cognitiva.
Monitorare colesterolo, pressione e glicemia
Il controllo regolare dei livelli di colesterolo, trigliceridi e glicemia, a partire dai 35 anni, è essenziale per ridurre il rischio di Alzheimer. Il colesterolo alto è collegato al 7% dei casi di demenza, mentre l’ipertensione, spesso sottovalutata, incide per il 2%. Una campagna di prevenzione dei disturbi alimentari e la promozione di uno stile di vita sano sono essenziali per mantenere sotto controllo questi fattori di rischio.
Sonno, umore e attività fisica: la chiave per un cervello sano
La qualità del sonno è un altro fattore cruciale per prevenire l’Alzheimer. Il sonno profondo non-REM sembra svolgere un ruolo importante nella “riserva cognitiva”, che può proteggere il cervello dall’accumulo di beta-amiloide. Educare le persone all’igiene del sonno è quindi fondamentale.
Anche il monitoraggio e il trattamento tempestivo dei disturbi dell’umore, come la depressione, è essenziale. La depressione è responsabile del 3% dei casi di demenza e un intervento precoce può ridurre significativamente questo rischio.
Infine, promuovere uno stile di vita attivo e un’alimentazione sana fin dalla scuola e nei luoghi di lavoro può aiutare a prevenire molte delle condizioni associate all’Alzheimer. L’inattività fisica, il diabete e l’obesità sono legati al 5% dei casi di demenza, e l’adozione di abitudini salutari può fare una grande differenza nella prevenzione della malattia.