La menopausa precoce è un fattore di rischio per la malattia di Alzheimer, ma le donne che iniziano la terapia ormonale non appena entrano in menopausa non corrono lo stesso rischio.
È quanto osservato in uno studio da un team del Mass General Brigham (USA), i cui risultati sono stati pubblicati da JAMA Naurology.
Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare la malattia di Alzheimer e rappresentano i due terzi di tutti i pazienti.
La menopausa precoce può insorgere spontaneamente prima dei 40 anni o in seguito a un intervento chirurgico prima dei 45 anni, ma la terapia ormonale può migliorare molti sintomi e prevenire il deterioramento cognitivo.
Lo studio
Partendo da questa ipotesi, i ricercatori hanno analizzato i dati del Wisconsin Registry for Alzheimer’s Prevention (WRAP), che contiene informazioni dettagliate sulla menopausa e sull’uso di terapie ormonali, nonché sulle scansioni PET.
I ricercatori hanno utilizzato i dati di 292 scansioni PET di adulti con deterioramento cognitivo per valutare i livelli di proteine amiloidi e tau in sette regioni (o aree) del cervello.
Lo studio ha rilevato che le donne, in media, hanno livelli più elevati di tau rispetto agli uomini. L’associazione tra livelli normali di amiloide e tau era più forte tra le donne che erano entrate precocemente in menopausa.
Alti livelli di proteine tau sono stati trovati nelle regioni entorinale e temporale inferiore, che sono le più vicine al “centro della memoria” del cervello di una persona e sono collegate alla malattia di Alzheimer.
Infine, le donne che hanno iniziato la terapia ormonale tardivamente, dopo cinque anni dalla menopausa, avevano un rischio maggiore di demenza.