Amadeus: “Le proposte di Rai e Discovery erano identiche. Non sono un Cristiano Ronaldo che va in Arabia…”

Amadeus ha chiarito che la sua decisione di lasciare la Rai non è stata influenzata da questioni finanziarie. Ospite di Password su RTL 102.5, il conduttore del game show Chissà chi è e della nuova edizione di La Corrida ha ribadito questo concetto durante l’intervista di lunedì 14 ottobre.

Dopo aver parlato del suo passaggio a Warner Bros. Discovery, avvenuto ufficialmente il 22 settembre, Amadeus ha ripercorso anche il suo trionfante quinquennio al Festival di Sanremo, dove ha ricoperto il ruolo di conduttore e direttore artistico dal 2020 al 2024.

Riguardo all’offerta di Discovery, Amadeus ha rivelato che è arrivata subito dopo il Sanremo di quest’anno. “Ho riflettuto a lungo prima di lasciare la Rai. La proposta di Discovery è giunta dopo Sanremo, ma ho impiegato un paio di mesi per prendere una decisione,” ha dichiarato, spiegando che il suo contratto con la Rai scadeva il 31 agosto. “Non potevo pensare a progetti nuovi fino ad allora, e sapevo che avrei dovuto rispondere alle offerte nei mesi di marzo e aprile.”

Il conduttore ha confermato che le proposte di Rai e Discovery erano equivalenti sia in termini di compenso che di durata. La scelta finale si è basata principalmente sul suo istinto: “Non sono Cristiano Ronaldo che va in Arabia! Ho sempre ascoltato il mio istinto, che mi ha quasi sempre guidato sulla strada giusta.”

Durante l’intervista, Amadeus ha anche toccato il tema degli ascolti del suo nuovo programma Soliti Ignoti su NOVE, ammettendo che non si aspettava risultati strabilianti. “Non sono un pifferaio magico; ci vuole tempo per abituare il pubblico a un canale ambizioso come il NOVE.”

In attesa dell’inizio della nuova edizione de La Corrida, prevista per lunedì 4 novembre, Amadeus ha condiviso un’idea innovativa: “Volevo riprendere La Corrida, che ho ascoltato da bambino alla radio, e ora vorrei proporla anche in diretta su RTL 102.5.” Ha descritto il portare il programma sul NOVE come “un triplo salto mortale”, confermando che l’idea di riadattarlo lo ha accompagnato per 3-4 anni.