Francesca Albanese, relatrice speciale dell’ONU per i Territori occupati, ha dichiarato che a Gaza c’è un alto rischio che Israele possa mettere in atto una “pulizia etnica di massa”.
Ha invitato la comunità internazionale a intervenire per mediare un cessate il fuoco tra i combattenti di Hamas e il governo israeliano. Al momento, quasi duemila palestinesi sono morti a causa dei bombardamenti iniziati da Israele il 7 settembre, tra cui almeno 700 bambini. I feriti sono oltre 7600 e ci sono migliaia di dispersi. Ci sono 423 mila sfollati a causa dei bombardamenti.
Il governo israeliano ha chiesto alla popolazione delle zone settentrionali di Gaza di spostarsi verso il sud a causa dei bombardamenti in corso, ma ha continuato a mirare alla popolazione, colpendo anche i mezzi che trasportano i civili. Nel frattempo, l’”assedio totale” prosegue, con il taglio di acqua, cibo, carburante e attrezzature mediche operato da Israele in tutta la Striscia, aumentando la minaccia di una nuova Nakba.
La testimonianza di Deema, residente di Gaza, rivela che la popolazione è abituata ad affrontare escalation e bombardamenti quasi ogni anno, ma questa volta è diverso e nessuno si aspettava una situazione simile.
Dal 2008, la popolazione di Gaza ha vissuto cinque grandi guerre. Israele ha imposto un blocco dei servizi di base dal 2007, portando oltre un milione di persone in una situazione di “moderata o grave insicurezza alimentare”.
Deema ha raccontato che il personale delle Nazioni Unite e dell’ICRC ha ricevuto il messaggio di evacuare le zone a nord di Gaza e di spostarsi verso il sud due o tre ore prima della popolazione. Tuttavia, questa evacuazione è stata praticamente impossibile.
Molte persone hanno aspettato fino a che i mezzi d’informazione non hanno dato la notizia ufficiale. Quando è stato ordinato di andare a Sud, si pensava che fosse una zona sicura, ma purtroppo non è stato così.
I bombardamenti hanno colpito scuole e ospedali, e il blocco totale di acqua, cibo, carburante, energia elettrica e attrezzature mediche, insieme all’impossibilità di scappare, ha sollevato il timore che Israele stia attuando una guerra contro Hamas, ma con gravi conseguenze per la popolazione civile.
Francesca Albanese ha dichiarato che c’è il grave pericolo che si stia assistendo a una ripetizione della Nakba del 1948 e della Naksa del 1967, ma su una scala più ampia. Ha sottolineato che la comunità internazionale deve fare tutto il possibile per impedire che ciò accada di nuovo. Ha anche evidenziato che Israele ha già effettuato una pulizia etnica di massa dei palestinesi con la scusa della guerra.
Albanese ha dichiarato che la comunità internazionale e i suoi Stati membri devono intensificare gli sforzi per mediare un cessate il fuoco immediato tra le parti, prima che si raggiunga un punto di non ritorno. Ha sottolineato la responsabilità della comunità internazionale di prevenire e proteggere le popolazioni da crimini atroci e ha insistito sulla necessità di perseguire immediatamente la responsabilità per i crimini internazionali commessi dalle forze di occupazione israeliane e da Hamas.
Albanese ha concluso affermando che le operazioni militari di Israele hanno superato i limiti del diritto internazionale e che la comunità internazionale deve fermare queste gravi violazioni ora, prima che la tragica storia si ripeta. Ha sottolineato che sia i palestinesi che gli israeliani meritano di vivere in pace, parità di diritti, dignità e libertà.