Con un nuovo decreto ministeriale, il Ministero della Salute ha annullato la precedente decreto del 2020, Da settembre, la vendita di cannabidiolo sarà limitata alle farmacie, poichè e sato inserito nella lista degli stupefacenti.
Il Ministero della Salute ha emesso un decreto (qui) che modificherà notevolmente le modalità di acquisto degli oli di CBD e della cannabis light in Italia.
Il decreto, che ha revocato la sospensione di un decreto del 2020 che classificava le composizioni orali di Cbd (cannabidiolo) come farmaci e le inseriva nella tabella dei farmaci delineata dal Testo Unico sulle droghe.
Il decreto ministeriale ha ripristinato la sentenza originaria, in base alla quale il CBD sarà considerato una sostanza stupefacente e potrà essere venduto solo in farmacia.
I vari usi del Cbd
Negli ultimi anni, le vendite di Cbd sono aumentate notevolmente.
Il composto chimico presente nella cannabis può essere utilizzato per ridurre l’ansia e il dolore e per favorire il rilassamento.
Si può acquistare nelle tabaccherie, nelle erboristerie e nei cosiddetti negozi di canapa. Realtà che iniziano a crescere ed espandersi.
Con la revoca della sospensione del decreto che limita il commercio della cannabis, 30 giorni dopo la sua pubblicazione (il 21 agosto), le vendite di cannabis su larga scala si fermeranno immediatamente.
Perché dell’inserimento nella lista delle sostanze stupefacenti
Nel 2020, come abbiamo visto, il cannabidiolo (Cbd), il principio attivo della cannabis light, è stato inserito in un primo elenco di sostanze stupefacenti.
Si parla, nello specifico, delle composizioni per la somministrazione ad uso orale. Negli ultimi anni, l’Aifa ha preso in considerazione una richiesta di autorizzazione per l’inizio della commercializzazione di un farmaco in soluzione orale contenente cannabidiolo. Da qui la necessità di collocare il Cbd fra i medicinali.
Una decisione che ha suscitato polemiche all’interno del mercato della cannabis light.
La decisione è stata presa dall’allora questore di Macerata Antonio Pignataro, che ha commentato ai microfoni dell’Agi: “La Corte di cassazione a sezioni unite ha sancito che a prescindere alla percentuale di principio attivo la cannabis va comunque considerata una sostanza stupefacente. La droga in tutte le sue forme rappresenta un pericolo per i nostri ragazzi e deve essere contrastata per evitare una emergenza nazionale come è accaduto in tutti quei Paesi dove è stata liberalizzata”.
Il destino dei negozi di canapa e della cannabis light
A partire dal prossimo 20 settembre, la vendita di Cbd sarà limitata alle sole farmacie in Italia.
La realtà dei negozi di canapa, che commerciano in olio di Cbd, sarà costretta a cambiare. Stesso discorso per i negozi di cannabis light, che vendono prodotti con alte percentuali di Cbd. Chiaramente un simile provvedimento ha generato polemiche da parte di queste realtà.
Il Cbd, un farmaco a sé stante, sarà disponibile in farmacia su prescrizione medica per il trattamento di alcune condizioni.
Questo potrebbe far arrabbiare coloro che, finora, hanno guadagnato vendendo tali prodotti.
Federcanapa ha dichiarato che farà ricorso contro la decisione. Oltre a essere illogica, l’associazione sottolinea che questa decisione non farà nulla per impedire ai prodotti a base di CBD fabbricati in altri Paesi di entrare liberamente in Italia, ma danneggerà solo i produttori italiani.