Nella lotta contro il colesterolo LDL, quello “cattivo” che si accumula nelle pareti delle arterie e può portare a malattie cardiache, un nuovo farmaco, l’acido bempedoico, viene ora testato per verificarne la sicurezza.
Per quanto riguarda il colesterolo LDL, non c’è pericolo di scendere troppo: più bassi sono i livelli, meglio è per la salute del cuore.
Nonostante i trattamenti appropriati per la riduzione del rischio, otto pazienti su 10 non raggiungono gli obiettivi di prevenzione dell’infarto e dell’ictus perché non seguono i regimi terapeutici.
In questo senso, il farmaco potrebbe rappresentare un’ulteriore opzione terapeutica per alcuni pazienti che non rispondono alle statine o all’ezetimibe.
Il trattamento con farmaci per la riduzione dei lipidi deve essere prescritto da un medico ed è indicato per gli adulti i cui livelli di colesterolo nel sangue rimangono eccessivamente elevati dopo trattamenti come le statine (un tipo di ipolipemizzante).
Come agisce il nuovo farmaco
L’acido bempedoico è un profarmacoQuesto farmaco agisce sulla produzione di colesterolo, ma a un livello diverso e più elevato rispetto alle statine.
Pertanto, non ha gli stessi effetti collaterali delle statine. Il farmaco agisce su un bersaglio molecolare diverso: un enzima chiamato ATP-citrato liasi, coinvolto nella produzione di colesterolo nel fegato.
Questo farmaco può essere associato a qualsiasi altra terapia ipolipemizzante, ha un buon profilo di tollerabilità ed è facilmente accessibile in quanto può essere prescritto sia dagli specialisti che dai medici di base.
Quanto occorre abbassare il colesterolo Ldl
Le ultime linee guida per la gestione delle dislipidemie raccomandano obiettivi molto severi per coloro che devono ridurre il colesterolo LDL.
Purtroppo, la maggior parte dei pazienti che presentano anomalie nel profilo lipidico non raggiunge l’obiettivo raccomandato dal medico.
“Se vogliamo ridurre il tributo che l’ipercolesterolemia impone agli individui e alla società”, afferma Colivicchi, Presidente dell’Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri (ANMCO, “dobbiamo ripensare il modo in cui affrontiamo questa condizione”.
Purtroppo, la riduzione del colesterolo LDL è più difficile nei soggetti a maggior rischio di eventi cardiovascolari. Pertanto, il modo migliore per prevenire un nuovo evento deve essere determinato caso per caso.
I soggetti ad alto rischio, come quelli che hanno avuto un infarto, hanno dal 5 all’8% di probabilità di morire entro il primo anno dal ricovero. E queste cifre non sono certo pessimistiche: dati nazionali suggeriscono che le persone che sopravvivono a un primo attacco cardiaco hanno in realtà tassi di mortalità a lungo termine ancora più alti di questi. Nella prevenzione secondaria è particolarmente importante prevenire gli effetti negativi del colesterolo alto e di altri fattori di rischio.