Sebbene la patologia cognitiva sia più frequente tra gli individui anziani, ogni anno un numero considerevole di persone viene diagnosticato con demenza a esordio giovanile (YOD), ossia con manifestazione prima dei 65 anni (il caso più precoce di Alzheimer registrato è stato un soggetto di 19 anni).
Per quale motivo ciò avviene? Gli studi precedenti si sono principalmente concentrati sulla genetica ereditata da generazione a generazione per cercare di rispondere a questa domanda.
Tuttavia, in una nuova ricerca pubblicata su Jama Neurology, gli studiosi hanno individuato 15 fattori ambientali o stili di vita che possono influenzare direttamente la comparsa dei sintomi.
Si evidenzia così come la genetica non sia l’unico elemento coinvolto, ma piuttosto una serie di fattori predisponenti in gran parte suscettibili di modifiche. “La scoperta più intrigante è che, per la prima volta, potremmo intervenire per ridurre il rischio di questa condizione debilitante, concentrandoci sui fattori da noi identificati”, commenta l’epidemiologo David Llewellyn dell’Università di Exeter nel Regno Unito.
Definizione della demenza a esordio giovanile:
A livello mondiale, si verificano circa 370.000 nuovi casi di demenza a esordio giovanile ogni anno. Generalmente, le persone più giovani hanno maggiori probabilità di sviluppare forme rare di demenza (l’esordio giovanile nell’Alzheimer costituisce dal 5 al 10% dei casi).
Nei giovani, la perdita di memoria non rappresenta spesso il primo sintomo. La demenza a esordio giovanile, infatti, è più propensa a causare problemi motori, deambulazione, coordinazione o equilibrio.
Molti giovani affetti da demenza giovanile non presentano altre condizioni di salute gravi o croniche. La genetica contribuisce al 10% della demenza giovanile, ma gli autori dello studio hanno voluto indagare sui fattori non genetici.
Il team di ricerca ha esaminato i dati relativi a 356.052 individui di età inferiore ai 65 anni nel Regno Unito.
Ecco i fattori che sono risultati correlati a un aumento del rischio di YOD:
- Condizione socioeconomica bassa
- Isolamento sociale
- Disturbi dell’udito
- Ictus
- Diabete
- Malattie cardiache
- Depressione
- Carenza di vitamina D
- Livelli elevati di proteina C-reattiva (prodotta dal fegato in risposta all’infiammazione)
- Presenza di due varianti del gene ApoE4 ε4 (già associato all’Alzheimer)
- Abuso di alcol (consumo moderato correlato a un rischio ridotto)
- Disturbi derivanti dall’uso di alcol
- Basso livello di istruzione
- Maggiore fragilità (misurata con la forza di presa della mano)
- Ipotensione ortostatica (calo eccessivo della pressione arteriosa in posizione eretta).
“Possediamo già da ricerche sulle persone che sviluppano demenza in età avanzata la consapevolezza di fattori di rischio modificabili”, afferma il neuroepidemiologo Sebastian Köhler dell’Università di Maastricht nei Paesi Bassi.
“Oltre ai fattori fisici, la salute mentale svolge un ruolo cruciale, inclusa la prevenzione dello stress cronico, della solitudine e della depressione”.
Nonostante i risultati non dimostrino una relazione causale tra questi fattori e la demenza, la loro identificazione contribuisce a delineare un quadro più approfondito. Comprendere meglio le cause può favorire lo sviluppo di trattamenti e misure preventive più efficaci. In ultima analisi, adottando uno stile di vita più salutare, è possibile ridurre il rischio di demenza.
Poiché molti di questi fattori sono suscettibili di modifiche, ciò offre speranza a coloro che si impegnano a trovare modi per contrastare la demenza anziché limitarsi a gestirla.
“La demenza a esordio giovanile ha conseguenze gravi, poiché le persone colpite di solito sono ancora impegnate nel lavoro, hanno figli e conducono una vita attiva”, afferma il neuroscienziato Stevie Hendriks dell’Università di Maastricht. “Spesso si presume che sia di natura genetica, ma per molte persone non sappiamo esattamente quale sia. Ecco perché abbiamo voluto indagare su altri fattori di rischio in questo studio”.
Fattori di rischio di Alzheimer (non solo giovanile):
Nel 2017, la rivista The Lancet aveva identificato 9 fattori di rischio modificabili per la demenza (in generale, non specificatamente quella giovanile). Questo storico elenco è stato aggiornato nel 2020, includendo altri tre fattori di rischio, portandoli a 12.
“Da tempo sappiamo – afferma Alessandro Padovani, direttore della Clinica di Neurologia all’Università di Brescia e presidente della Società Italiana di Neurologia – che mantenere sotto controllo alcuni dei 12 fattori di rischio individuati nel 2020 da una commissione della rivista Lancet può forse evitare, ma certamente ritardare l’apparizione di malattie neurodegenerative.
Ad esempio, l’ipertensione arteriosa è un co-fattore sottodiagnosticato nel 60% della popolazione. Con la giusta prevenzione, potrebbero essere evitati 4 casi di Alzheimer su 10″.
Ecco l’elenco dei 12 fattori di rischio Alzheimer sui quali ognuno può intervenire:
- Ipertensione
- Ipoacusia non trattata
- Fumo di sigaretta
- Sedentarietà
- Obesità
- Diabete
- Scarsa istruzione
- Consumo di alcol
- Inquinamento atmosferico
- Traumi cerebrali
- Consumo di bevande alcoliche
- Fumo passivo
In conclusione, la demenza a esordio giovanile (YOD) rappresenta una sfida significativa che colpisce un numero considerevole di individui al di sotto dei 65 anni. Mentre la genetica può contribuire al 10% dei casi, la recente ricerca ha identificato 15 fattori ambientali o stili di vita che giocano un ruolo cruciale nell’influenzare l’insorgenza di questa condizione debilitante.