Rossella Nappini viveva una vita piena di responsabilità: due figli, un lavoro da infermiera. È la vittima dell’ennesimo femminicidio.
Lunedì il corpo della dona è stato trovato accoltellato a morte nell’androne di un palazzo di Monte Mario. La polizia sta cercando di mettere insieme tutti gli elementi e non è escluso che nel giro di poche ore le indagini possano prendere una piega inaspettata.
Parenti e amici sono rimasti colpiti dalla notizia della morte di Rossella. Aveva vissuto lì solo per pochi mesi prima di morire al 61 di via Allievo, un tranquillo condominio nella zona di Monte Mario.
La scelta di Roselle era legata alla volontà di stare vicino alla madre 80enne. A poca distanza si trovava San Filippo Neri, dove lavorava. Era molto apprezzata dai colleghi e amata dai pazienti.
Nel corso degli anni si era costruita una reputazione per la sua strenua difesa dell’ospedale e dei posti di lavoro di tutti, arrivando, nel 2012, a inviare una lettera al Vaticano per implorare di evitare il ridimensionamento. E ha funzionato!
Rossella Nappini era nota per la sua dedizione alla famiglia e alla carriera.
Durante la recente pandemia influenzale si è impegnata in una campagna sui social media, spingendosi a coinvolgere gli altri su Facebook e Twitter sull’uso delle mascherine e sul non sottovalutare i pericoli dell’influenza.
Quattro anni fa, in occasione del suo compleanno, aveva creato una raccolta fondi per la “Casa delle donne per non subire violenza” di Bologna.
Nel 2018, la donna ha scritto il giorno del suo compleanno: “Per il mio compleanno di quest’anno chiedo donazioni a un’organizzazione no-profit chiamata Casa delle donne per non subire violenza”.
“Ho scelto questa organizzazione non profit perché il suo obiettivo è molto importante per me, e oggi mi rivolgo a voi nella speranza che prendiate in considerazione l’idea di dare un contributo. Ogni piccola donazione è importante!”.