Capita spesso che una ricerca scientifica, un tempo ampiamente accettata e poi oscurata da altri studi, torni in auge anni o decenni dopo.
Ad esempio, uno studio del 2017 della dott.ssa Carmen Messerlian del Dipartimento di Salute Ambientale dell’Università di Harvard, pubblicato su PubMed, ha cercato di capire se l’esposizione al gel utilizzato per le ecografie – il materiale che i medici strofinano sulla pancia delle donne incinte durante gli esami – interferisca con il corretto funzionamento del loro sistema endocrino.
Sotto la lente di ingrandimento, potremmo dire del microscopio, alcune sostanze definite “interferenti endocrini”, come ftalati, parabeni o i fenoli.
I ricercatori, in collaborazione con i medici del Massachusetts General Hospital, hanno analizzato le urine di una dozzina di donne incinte che stavano già partecipando a uno studio sulla fertilità.
Tutte le donne sono state sottoposte a ecografia durante il secondo trimestre di gravidanza.
I ricercatori hanno ottenuto tre campioni di urina da ogni donna: un campione preliminare prima della scansione, un altro da 1 a 2 ore dopo l’esecuzione e un altro ancora 7-12 ore dopo.
Che cos’è emerso? Dopo le analisi, è stata rilevata la presenza di 19 diversi ftalati e 11 diversi fenoli.
Le concentrazioni più elevate di ftalati sono state riscontrate nelle urine delle donne incinte circa 7-12 ore dopo l’esposizione al gel per ultrasuoni.
Quasi tutte le sostanze chimiche presenti nelle urine delle donne presentavano le concentrazioni più elevate dopo 8 ore.
Alcuni studi hanno dimostrato che le donne con alti livelli di ftalati nelle urine erano probabilmente state esposte al gel per ultrasuoni.
Detto questo, gli stessi ricercatori hanno concluso che erano necessari ulteriori studi per avere altre conferme.
Inoltre, lo studio aveva identificato una fonte di esposizione agli ftalati e ai parabeni precedentemente non riconosciuta tra le donne in gravidanza: gli esami ecografici di routine.
Questo studio pilota suggerisce che le donne che si sottopongono a esami ecografici di routine possono essere esposte a ftalati e parabeni.
Allo stesso tempo, però, c’è un numero crescente di prove scientifiche che collegano l’esposizione agli ultrasuoni in utero a problemi cerebrali e altri problemi di salute nei bambini piccoli.
Uno studio del 2016, pubblicato sulla rivista Autism Research e guidato da scienziati dell’Università di Washington, ha esaminato le cartelle cliniche di oltre 2.600 bambini a cui era stato diagnosticato l’autismo.
I ricercatori hanno scoperto che i ragazzi esposti agli ultrasuoni durante il primo trimestre di gravidanza delle loro madri presentavano sintomi più gravi di autismo, tra cui un’intelligenza inferiore e un aumento dei comportamenti ripetitivi.
Ma come funziona l’ecografia? Le onde sonore rimbalzano sul corpo del feto, formando un’immagine su uno schermo video. Gli ultrasuoni sono onde sonore ad altissima frequenza, che non possiamo effettivamente sentire.
Se usati con parsimonia, sono una parte indiscussa e di routine delle cure mediche prenatali standard. Le ecografie sono diventate una componente essenziale della moderna assistenza alla maternità, tanto che la maggior parte dei medici ginecologi ritiene che senza di esse non sarebbe in grado di fornire un’assistenza di alta qualità.