L’operazione dei Carabinieri, svoltasi nella mattinata di venerdì 29 settembre in provincia di Messina e incentrata sullo sversamento illegale di rifiuti nei torrenti Mela e Patrì, è scaturita da documentate violazioni ambientali.
L’operazione dei Carabinieri
L’operazione dei Carabinieri della Compagnia di Barcellona Pozzo di Gotto (provincia di Messina) è iniziata venerdì mattina presto e consiste nel sequestro di 14 camion – del valore di oltre 1 milione di euro ciascuno – appartenenti a diverse aziende della zona, ed è stato anche ordinato di cessare tutte le attività commerciali per un anno in una misura cautelare interdittiva nei confronti del titolare dell’azienda.
I provvedimenti sono stati presi dopo che i Carabinieri delle Stazioni di Merì e Terme Vigliatore hanno condotto indagini su casi di “creazione di discarica abusiva”, “combustione illecita di rifiuti” e “abbandono di rifiuti”.
Cosa è emerso dalle indagini
L’indagine, che documenta numerosi sversamenti illegali di rifiuti negli alvei dei torrenti Mela e Patrì, coinvolge 66 persone, tra cui titolari di imprese del settore edile e della lavorazione del legno, di prodotti agricoli, del commercio del ferro e del trasporto merci, oltre a ristoratori, proprietari di officine meccaniche, attività commerciali e cittadini residenti della zona.
L’indagine, condotta attraverso la meticolosa analisi di numerosi filmati, acquisiti con telecamere nascoste nei pressi dei due corsi d’acqua, ha permesso di accertare i comportamenti sospetti. Le azioni degli indagati sono state dettagliate nelle ordinanze giudiziarie pubblicate da “Lapresse”, hanno concorso in uno scempio del territorio con la riduzione dei torrenti, sottoposti a vincolo paesaggistico e largamente prosciugati per lunghi periodi dell’anno, a una vera discarica, facendone oggetto di una selvaggia aggressione ambientale.
In alcuni casi, dopo essere stati abbandonati, i rifiuti sono stati dati alle fiamme: le fiamme hanno prodotto un’intensa nube di fumo, ma non si sono propagate a causa delle condizioni meteorologiche sfavorevoli.
Le richieste della Procura
Secondo le richieste dell’accusa, confermate dalle ordinanze dei magistrati inquirenti, sembra che “gli indagati non abbiano alcun rispetto per il patrimonio naturale; vivono e operano in questo ambiente senza preoccuparsi del suo benessere”, di “non aver seguito le corrette procedure di smaltimento dei rifiuti, rovinando così un patrimonio naturale che appartiene all’intera comunità”.
Le 31 persone, che vivono nella zona o nelle sue vicinanze, saranno indagate per abbandono illegale di rifiuti.