La lettera di Marina Berlusconi contro i magistrati di Firenze: “Perseguitato anche da morto”

In una lettera indirizzata a Il Giornale, Marina Berlusconi difende il padre defunto dopo l’inchiesta della procura di Firenze sui mandanti occulti delle stragi del 1993, tra i quali ha ipotizzato che ci sia anche Silvio Berlusconi.

La lettera di Marina Berlusconi

Marina Berlusconi ha scritto una lettera aperta a Il Giornale che inizia così: “Caro direttore, ma la guerra dei 30 anni non doveva finire con Silvio Berlusconi? Dopo di lui, la giustizia non doveva tornare sui binari giusti? Purtroppo no”.

I pubblici ministeri italiani hanno riaperto le indagini sulle stragi di mafia avvenute a Firenze, durante le quali furono indagati Marcello Dell’Utri, Silvio Berlusconi e i fratelli Graviano, con l’ipotesi di concorso in strage per gli attentati di Cosa Nostra.

Solo un mese dopo la scomparsa di Berlusconi, la procura di Firenze ha ripreso a perseguirlo senza sosta, con un’accusa talmente inverosimile da sfiorare il delirio: associazione mafiosa.

Il conflitto tra magistratura e politici sta diventando sempre più violento e minaccia di spaccare il Paese.

Le indagini sulle stragi del 1993

IDa quasi 30 anni è in corso l’inchiesta sulla stagione stragista di Cosa nostra. Già due volte le posizioni di Berlusconi e Dell’Utri erano state archiviate come insostenibili in tribunale per vari motivi.

L’indagine nasce da una dichiarazione di uno dei fratelli Graviano, Giuseppe. Egli aveva detto in diverse occasioni che esisteva un legame tra Berlusconi e Cosa Nostra.

Le dichiarazioni in questione vanno certamente vagliate, ma per la figlia del Cavaliere non sono altro che l’espressione della persecuzione del padre, persecuzione che non cessa nemmeno dopo la sua morte, dimostrando, a suo dire, “molte delle patologie e delle aberrazioni da cui la nostra giustizia è afflitta”.

Per Marina Berlusconi, l’obiettivo di queste indagini non è trovare la verità, ma piuttosto trasformare una piccola parte della società italiana in una casta intoccabile che usa i sistemi giudiziari come strumento di persecuzione politica.

I soldi della Fininvest

Marina Berlusconi definisce questa nuova indagine come una “condanna a un ‘fine pena mai’ anche senza una prova, anche senza una sentenza, anche dopo la vita stessa”.

E a sostegno della sua tesi, la figlia maggiore di Berlusconi ha citato come prova i rapporti finanziari di Fininvest, “setacciati per anni senza risultato”.

Nonostante ciò, alcuni procuratori e giornalisti continuano a insistere sull’assurda idea che mio padre sia responsabile di aver istigato le stragi mafiose del 1993-94.

Una tesi secondo la quale la stagione stragista sarebbe servita per spianare la strada alla discesa in politica di Berlusconi nel 1994, alla quale Marina Berlusconi risponde con una domanda: È quindi del tutto credibile che abbia costruito una delle principali imprese del Paese utilizzando capitali mafiosi?. Ed è proprio quello che una parte di magistratura, da trent’anni, sta cercando di chiarire.

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