La sabbia del Sahara, trasportata dal vento verso l’oceano Atlantico, ha un impatto sorprendente sulla vita marina.
Questa sabbia contiene un micronutriente fondamentale, il ferro, la cui biodisponibilità aumenta grazie alle reazioni chimiche che si verificano nell’atmosfera durante il lungo tragitto verso ovest.
Un team internazionale di ricercatori, guidato dalle università della California e della Florida, ha pubblicato uno studio su Frontiers in Marine Science che evidenzia questi effetti. “Il ferro legato alla polvere sahariana ha caratteristiche che variano con la distanza percorsa: più lontano viaggia, più diventa bioreattivo”, afferma Jeremy Owens della Florida State University. “Questo suggerisce che i processi chimici nell’atmosfera trasformano il ferro meno accessibile in forme più fruibili”.
Per giungere a queste conclusioni, i ricercatori hanno analizzato campioni di sedimenti prelevati dal fondale dell’Atlantico nell’ambito del programma International Ocean Discovery Program. Due campioni, raccolti a 200 e 500 chilometri a ovest della Mauritania, si trovano vicino al cosiddetto “corridoio di polvere Sahara-Sahel”. Altri campioni sono stati prelevati dalla parte centrale dell’Atlantico e a circa 500 chilometri dalla costa est della Florida.
L’analisi delle carote di sedimenti, eseguita a profondità comprese tra 60 e 200 metri, ha permesso di ricostruire i depositi accumulati negli ultimi 120.000 anni.
Gli studi isotopici hanno confermato l’origine sahariana del ferro, mentre le analisi chimiche hanno mostrato una riduzione della quantità di ferro biodisponibile nei campioni più distanti dal deserto. Ciò è probabilmente dovuto al fatto che il ferro è stato assorbito dagli organismi marini presenti nella colonna d’acqua prima di depositarsi sul fondale.
Timothy Lyons dell’Università della California sottolinea che “la polvere che raggiunge aree come il bacino amazzonico e le Bahamas potrebbe contenere ferro altamente solubile e accessibile per la vita, grazie alla distanza dal Nord Africa e alla maggiore esposizione ai processi chimici atmosferici”. Questo studio rivela come i fenomeni naturali possano avere effetti profondi e positivi sull’ecosistema marino, sottolineando l’interconnessione tra il deserto e l’oceano.