Le galette di riso e di mais sono considerate dietetiche e sane perché quasi tutte hanno il marchio bio, le gallette di riso sono prese d’assalto da molti consumatori. Ma è un bene? Forse dopo aver letto questo articolo molti ripiegheranno su alternative come pane e olio oppure della frutta fresca o secca. Scopriamo perché.
Gallette di riso: cosa contengono e valori nutrizionali
Il processo che porta all’ottenimento delle gallette di riso denatura le proteine e degrada tutte le sostanze contenute nella materia prima, come fibre, sali minerali e vitamine. Quindi nel prodotto finito troviamo pochissimi grassi: le sostanze principalmente presenti sono i carboidrati, in particolare l’amido, che ad alte temperature diventa più digeribile, ma aumenta notevolmente l’indice glicemico, inducendoci ad assumere più cibo di quanto realmente ne abbiamo bisogno. Si possono anche trovare tracce di glutine e colla di pesce alimentare per far si che il riso si compatti meglio e che quindi le gallette mantengano la loro struttura.
Dato che spesso vengono usate in sostituzione di altri carboidrati, mettendo a confronto il pane con le gallette, leggendo la tabella nutrizionale, si vede che 100 g di gallette contengono quasi 400 calorie, rispetto alle 300 del pane di tipo 00 o alle 230 calorie del pane integrale, considerato sempre per 100 grammi di prodotto. Ma il pane ha un potere saziante almeno due volte superiore.
Gallette di riso: Possibili sostanze tossiche e cancerogene
L’acrilammide è un composto chimico che si forma quando gli alimenti contenenti tanto amido – come ad esempio: patate, biscotti, pane, cereali (riso) e caffè – vengono cotti a temperature elevate. A partire da 120°C, infatti, gli zuccheri contenuti negli alimenti reagiscono con l’aminoacido asparagina trasformandosi in acrilammide e a temperature superiori a 170-180°C se ne formano quantità maggiori. Per quanto riguarda le gallette, l’estrusione avviene a temperature superiori ai 100° C, temperatura favorevole per il rilascio di acrilammide. L’AIRC, l’agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, ha classificato l’acrilammide tra i “probabili cancerogeni per l’uomo”. L’EFSA, Agenzia europea per la Sicurezza alimentare, invita a limitare il consumo eccessivo dei prodotti che potrebbero contenere acrilammide in quantità elevate.
L’arsenico invece è un contaminante largamente diffuso, che si trova sia in natura sia come risultato dell’attività umana. È presente in diverse forme, che possono essere sia organiche (ad esempio contenenti carbonio) sia inorganiche, considerate quelle più tossiche e che si trovano generalmente nelle falde acquifere.
Il gruppo di esperti dell’EFSA ritiene che l’assunzione a lungo termine di arsenico inorganico sia associata a una serie di problemi per la salute dell’uomo, come lesioni alla pelle, malattie cardiovascolari e insorgenza di tumori. Sempre gli esperti dell’EFSA hanno rilevato la presenza di arsenico negli alimenti come: cereali e i prodotti a base di cereali, i prodotti alimentari per usi dietetici speciali (come le alghe), l’acqua in bottiglia, il caffè e la birra, il riso e i prodotti a base di riso, il pesce e le verdure.