Si sono svolti ieri i funerali della scrittrice Michela Murgia. La scrittrice aveva sposato, in articulo mortis, Lorenzo Terenzi – meno di un mese fa.
I due erano legati nella famiglia queer di Murgia, per cui la loro relazione è stata riconosciuta anche dopo la morte dello scrittrice.
Ora Lorenzo Terenzi, suo marito, attore e regista, racconta al Corriere della Sera come la loro amicizia si sia trasformata in un legame unico.
Ci siamo conosciuti nel 2017 mentre eravamo in Sardegna. Stava lavorando a Quasi Grazia, uno spettacolo basato sul libro di Marcello Fois. Io, che ero stato chiamato come assistente alla regia solo all’ultimo momento, iniziai subito a lavorare con lei.
Michela era un’attrice professionista alle prime armi e si è affidata a me per essere guidata in tutti gli esercizi di training necessari prima di ogni spettacolo.
“Recitare è un mestiere che richiede di entrare in contatto con parti molto profonde di sé. È questo che ci ha fatto legare: eravamo entrambi disposti a guardare a noi stessi in modo onesto e profondo, il che ha fatto emergere questo tipo di generosità fin dall’inizio. Siamo diventati subito amici e poi confidenti nel tempo”.
E quell’amicizia è sbocciata con il passare dei mesi e siamo stati l’uno il compagno dell’altro.
Ma tra noi non c’è mai stato nulla di sessuale; abbiamo solo sviluppato un’amicizia all’ennesima potenza.
Poi mi ha chiesto di fare qualcosa che andava oltre il nostro solito rapporto di fratelli, perché non siamo mai stati fidanzati o coinvolti sentimentalmente e non l’avrei mai fatto se non ci fosse stato un motivo impellente. Abbiamo riso per cose sciocche e pianto quando abbiamo parlato di questioni difficili”.
Era stata Michela a chiedergli di sposarla “verso Pasqua”. “Mi disse che probabilmente non sarebbe vissuta più di quattro anni.
‘Se tra qualche anno sei libero ti va di sposarmi? Così potrò avere vicino una persona di cui mi fido per farla decidere al posto mio’. Ho accettato di farlo subito, ma poi la situazione è cambiata e mi ha detto che dovevamo anticipare.
Le chiesi se voleva mantenere il nostro accordo segreto o renderlo pubblico.
Rispose che era meglio se lo raccontavamo noi, perché era un personaggio pubblico e bisognava tenere il polso della narrazione. L’ho toccato poi con mano: ogni suo post veniva decontestualizzato e privato del significato originario”.
Lorenzo ricorda che se n’è andata: “Serena, a casa, giovedì sera alle 22.50“.
Era circondata dalle persone che la amavano. Dopo di che, siamo stati travolti da un’ondata di affetto. Ne sarebbe stata entusiasta”.
La camera ardente è stata allestita “in camera sua, gli amici stretti erano tutti qua.Indossava un kimono a fantasia e sotto un vestito verde.
Aveva portato a termine tutto ciò che si era prefissata. È impressionante questo controllo lucido fino all’ultimo: il motore è l’amore. Gli ultimi giorni ha salutato tutti, ha perfino dettato un libro”. Il gesto più sentimentale che gli mancherà? “La baciavo sulla fronte ogni volta che uscivo dalla sua stanza”.