L’Europa ha siglato accordi controversi con governi nordafricani, pagando cifre considerevoli per deportare i migranti nelle regioni più remote del Sahara e del Marocco, della Mauritania e della Tunisia. Questa pratica, denunciata dall’indagine del collettivo di giornalisti Lighthouse Reports, non solo solleva dubbi sulla moralità delle politiche migratorie europee, ma solleva anche gravi preoccupazioni per i diritti umani.
Secondo i dettagli emersi dall’indagine, almeno tredici casi di respingimenti nel deserto sono stati documentati solo nell’ultimo anno, con centinaia di migranti coinvolti. Queste deportazioni, spesso condotte dalle polizie locali, hanno portato molti migranti – il numero esatto rimane incerto – alla morte o alla scomparsa nel deserto del Sahara.
L’inchiesta, intitolata “Discariche nel deserto”, mette in luce il finanziamento di queste operazioni attraverso l’Unione europea, sotto il pretesto della “gestione della migrazione”. Tuttavia, l’effettiva supervisione di come vengono spesi questi fondi rimane dubbia, nonostante le assicurazioni pubbliche di Bruxelles.
Nei paesi come Marocco, Mauritania e Tunisia, i rifugiati, i lavoratori migranti e persino coloro che hanno uno status legale e mezzi di sussistenza stabili, vengono arbitrariamente arrestati e trasportati in luoghi remoti e desertici. Qui, vengono abbandonati senza assistenza, esponendoli a gravi rischi tra cui rapimenti, violenze, e persino la vendita a trafficanti umani.
Questa situazione mette in discussione non solo l’etica delle politiche migratorie europee, ma anche la loro efficacia nel fornire una soluzione umana e sostenibile al problema della migrazione. È essenziale che l’Europa riconsideri la sua approccio alla migrazione, ponendo al centro il rispetto dei diritti umani e la dignità delle persone coinvolte.
Le persone muoino nel Mediterraneo, muoiono nelle prigioni in Libia e in Tunisa. La gente in Tunisia non si comporta in modo umano, perchè quando ti prendono per la strada, ti spediscono nel deserto, oppure in Libia. E così le persone muoiono
Queste sono le parole di Mukhtar Osman, un giovane sudanese che era stato intervistato in Tunisia qualche tempo fa dai volontari dell’associazione Baobab Experience, di fronte alla sede dell’Unhcr. Oggi, Mukhtar non è più con noi; è stato inghiottito dal mare, vicino alle coste della Tunisia. Tuttavia, le sue parole rimangono un monito su quanto sia pericoloso anche il semplice tentativo di tornare indietro o di essere respinti nel deserto nel nome della “gestione della migrazione” che l’Occidente demanda ai paesi nordafricani.
Violazioni finanziate dall’Europa
Le indagini condotte dai giornalisti di Lighthouse Reports hanno rivelato che in Tunisia, Marocco e Mauritania si verificano espulsioni sistematiche di migranti provenienti dai paesi sub-sahariani e dall’Africa occidentale, spesso con modalità discriminatorie. Attraverso interviste condotte con oltre 50 sopravvissuti, prove visive e l’uso di metodi open source, è stato documentato un quadro di deportazioni forzate e abusi.
In Tunisia, per esempio, sono stati identificati 13 incidenti tra luglio 2023 e maggio 2024, durante i quali gruppi di persone di colore sono stati presi nelle città e trasferiti verso i confini con la Libia o l’Algeria, con alcuni consegnati alle autorità libiche e detenuti. In Marocco, i giornalisti hanno seguito le azioni delle Forze ausiliarie, documentando arresti di migranti di colore a Rabat e il loro successivo trasferimento in zone remote. In Mauritania, è stato osservato un centro di detenzione a Nouakchott, dove i migranti venivano condotti al confine con il Mali.