La bresaola è considerata un piatto salutare rispetto ad altri insaccati, per cui viene spesso servita nelle diete dimagranti.
Ma è davvero così, o meglio, cosa contiene davvero una fetta di bresaola? Partiamo dalle materie prime: può contenere ingredienti sorprendenti.
Ma il termine bresaola (detta anche carne salata o carne essiccata all’aria) si applica alle carni crude e affumicate di cervo, maiale e cavallo.
La versione classica, tuttavia, è realizzata principalmente con carne di manzo brasiliana importata (che proviene principalmente dalla carne zebù).
L’Italia ha una normativa appropriata per i prodotti etichettati come “Made in Italy” anche se alcuni dei loro componenti sono stati importati.
La lavorazione, infatti, e nello specifico quella che avviene in provincia di Sondrio, consente l’etichettatura come “Bresaola della Valtellina IGP”.
Naturalmente, l’etichetta stessa dovrebbe fornire informazioni sull’origine.
La maggior parte dei produttori impiega solo carne italiana proveniente da allevamenti autoctoni, ma ci sono delle eccezioni.
Oltre alla carne – di cui si utilizzano vari tagli, tra cui il magatello, la fesa e il sottopancia – vanno considerate altre aggiunte.
Infatti, l’aggiunta di sale alla carne fresca e di zucchero ne migliora la durata di conservazione. Non è certo una buona idea per una dieta.
Spezie, aromi naturali e altri ingredienti che conferiscono sapore agli alimenti; nitriti e nitrati, conservanti le cui quantità sono regolamentate dall’IGP.
Infine, per scongiurare i processi ossidativi (che possono causare il deterioramento degli alimenti), l’acido ascorbico, altrimenti noto come vitamina C. Un quadro complesso per un piatto solo apparentemente semplice e leggero, ma con un enorme impatto sull’ambiente.