La variante Covid JN.1, proveniente dal Lussemburgo, si sta rapidamente diffondendo dalla Gran Bretagna al resto d’Europa.
Presentando tratti simili alle varianti iniziali come Alpha e Beta, questa nuova mutazione è caratterizzata da un cambiamento nella proteina spike del virus, facilitandone l’infezione delle cellule in modo più efficace.
Nonostante non vi sia alcun allarme immediato da parte dell’OMS, il mantenimento di un alto stato di allerta è cruciale per prevenire situazioni potenzialmente critiche.
Attualmente, in Italia, i dati mostrano che la variante prevalente è Eris, un discendente di Omicron, responsabile di circa il 60% dei casi. Seguono altre sottovarianti di Omicron come JG.3, XBB.15 (Kraken), XBB 1.9, HV.1 e BA.2.86 (Pirola).
Ma come distinguere questa nuova variante?
I sintomi sembrano rimanere gli stessi di Omicron o Pirola, quali febbre, brividi, tosse, stanchezza, difficoltà respiratorie, dolori muscolari, mal di testa, perdita del gusto o dell’olfatto, congestione nasale e diarrea.
Le diverse mutazioni di JN.1, alcune delle quali inedite rispetto alle varianti Alpha e Beta del 2020 e 2021, potrebbero favorire la fuga dal sistema immunitario e una più rapida replicazione del virus. Tuttavia, fino ad ora, gli esperti non hanno osservato una sintomatologia più severa o sostanzialmente diversa da quella causata da altre varianti del Covid.
Il direttore sanitario dell’Ospedale Galeazzi di Milano, Fabrizio Pregliasco, ha sottolineato l’emergere ciclico di nuove varianti del Covid-19, affermando che “il virus SARS-CoV-2 mostra una ciclicità breve nella generazione di nuove varianti: ne osserviamo nuove in media ogni 4 mesi, a causa della sua intrinseca instabilità nella replicazione”.
Pregliasco ha sottolineato che mentre l’influenza presenta un andamento più graduale, l’andamento del Covid tende a salire più lentamente. Ha avvertito che ci si può aspettare un picco probabilmente intorno a Natale, con la possibilità di un aumento anche nel nuovo anno.