Il rapporto 2023 della World Obesity Foundation prevede che entro i prossimi 18 anni (entro il 2035) il 51% della popolazione mondiale – circa 4 miliardi di persone – sarà obesa o in sovrappeso. In particolare, una persona su quattro potrebbe essere affetta da obesità.
Le ragioni alla base dell’aumento dell’obesità sono il cambiamento climatico, l’inquinamento atmosferico e gli alimenti trasformati ad alto contenuto di grassi e zuccheri.
Nel 2020, circa 2,6 miliardi di persone (pari al 38% della popolazione mondiale) si troveranno in uno di questi gruppi a livello globale.
Secondo le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, un indice di massa corporea superiore a 25 indica il sovrappeso e uno superiore a 30 è considerato obeso; entrambe le categorie rientrano nella più ampia categoria della malnutrizione.
Oggi, in ogni regione del mondo, ad eccezione dell’Africa subsahariana e dell’Asia, ci sono più persone in sovrappeso o obese che sottopeso. Inoltre, nessun Paese sembra essere in linea con l’obiettivo dell’OMS del 2013 di fermare i tassi di obesità ai livelli del 2010.
Limitare cibi non salutari: il rapporto
Il rapporto sottolinea la necessità di interventi importanti sia a livello nazionale che internazionale, tra cui forme di tassazione e limitazione della promozione di cibi non salutari (sopratutto tutti gli alimenti che contengono alte percentuali di grassi, sale o zucchero), l’uso di etichette più chiare e un maggiore accesso a cibi più sani a scuola.
Il rapporto mostra che i tassi di obesità sono aumentati più rapidamente nei bambini che negli adulti, dal 10% al 20% nei giovani sotto i 18 anni e dall’8% al 18% tra le donne di età compresa tra i 19 e i 50 anni.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), i bambini dei Paesi in via di sviluppo hanno il 30% di probabilità in più rispetto a quelli dei Paesi sviluppati di essere in sovrappeso o obesi.
Il rapporto chiarisce che lo scopo dell’analisi dell’impatto economico di queste malattie non è quello di far sentire responsabili le persone che ne soffrono.
Sebbene l’obesità sia considerata una condizione cronica, i fattori di rischio includono condizioni biologiche, sociali e ambientali, come gli inquinanti sempre più diffusi, che possono agire come interferenti endocrini e influenzare l’aumento di peso.
Lo studio ha valutato il livello di preparazione dei sistemi sanitari nazionali ad affrontare le malattie non trasmissibili, nonché i loro sforzi per attuare politiche volte a prevenire i disturbi legati alla nutrizione.
Sebbene l’obesità sia un problema associato ai Paesi più ricchi, è probabile che i Paesi in via di sviluppo vedano un aumento di questo fenomeno.
L’Italia è al 16° posto per preparazione, ma se non si introducono nuovi interventi, il rapporto stima che la sua situazione peggiorerà. Si prevede che entro il 2035 il 31% della popolazione sarà affetto da obesità. L’aumento medio annuo dell’obesità infantile nei prossimi 10 anni è stato stimato al 2,1%.