Quattro giorni dopo l’uccisione dell’orsa Amarena, i suoi cuccioli non sono stati catturati.
Per le persone che seguono le loro orme, è una corsa contro il tempo: I due cuccioli gemelli avrebbero dovuto restare con la madre fino alla prossima primavera. Ma un colpo di fucile ha cambiato purtroppo il loro destino.
L’ultimo avvistamento risale a sabato sera, non lontano dal centro marsicano dove è avvenuta la tragedia. Sembra che si spostino tra questa zona e il Parco e viceversa.
Si sono allontanati dal luogo in cui avevano sparato alla madre, dimostrando di conoscere bene la zona.
Si tratta di dati molto importanti, che dimostrano che le che i due piccoli orsi non dipendono da altri per la sopravvivenza e possono prosperare nei loro habitat naturali. Questo è un dato molto importante, dimostra che sono indipendenti, non sono sbandati” spiega Luciano Sammarone, direttore del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise (Pnalm), che nutre delle speranze sul futuro dei due:
“Non vivevano certo di solo latte materno: sarebbero morti molto tempo fa senza mangiare, e la frutta è abbondante in montagna in questo periodo. Nella cucciolata precedente, Amarena aveva dato alla luce quattro cuccioli. Sarebbe stato impossibile per lei allattarli tutti per ben 18 mesi”.
C’è il precedente dell’orsetta Morena: nel maggio 2015 era stata trovata orfana a Villavallelonga. È stata salvata dal Pnalm, un’organizzazione che si occupa di animali feriti. Dopo averla curata e svezzata, il gruppo l’ha rimessa in libertà.
Era sopravvissuta all’inverno e aveva imparato a nutrirsi da sola. Nel luglio 2016 è stata trovata morta nel bosco. Probabilmente è morta per le ferite riportate a causa dell’attacco di un predatore dal quale non era riuscita a difendersi con successo.
Ma ciò che preoccupa davvero il direttore, spiega, è che “ai due cuccioli mancano le cosiddette ‘cure parentali’ – gli insegnamenti che le madri cane danno ai loro cuccioli nei primi mesi di vita su come difendersi e muoversi in sicurezza”.