Paolo Nespoli: “Sulla Luna ci siamo stati, ma è una questione di fede. Musk? Un pazzo visionario”

Nel corso di un’intensa intervista esclusiva concessa a MOW, l’astronauta Paolo Nespoli, noto per le sue esperienze nello spazio con l’Agenzia Spaziale Europea e la NASA, offre una riflessione profonda e inedita sulla condizione umana, sull’esplorazione spaziale e sul ruolo crescente delle imprese private. Il confronto si sviluppa con lo scrittore Ottavio Cappellani e tocca tematiche filosofiche, scientifiche e persino spirituali, restituendo un affresco ricco di spunti sull’umanità e sul nostro futuro tra le stelle.

Cosa vede un astronauta osservando la Terra dallo spazio?

Nespoli descrive con intensità la sensazione unica di vedere la Terra da fuori. Secondo lui, in quell’osservazione scompare ogni frontiera politica o culturale: il pianeta appare come un’unica entità vivente. In quel momento, la consapevolezza si espande: ci si rende conto di quanto i confini che creiamo siano illusioni. Per l’astronauta, chi partecipa a missioni spaziali non rappresenta una nazione, ma l’intera umanità. È una vertigine che abbatte il concetto stesso di nazionalismo, e trasforma ogni missione in un’esperienza collettiva globale.

Che opinione ha Nespoli su Elon Musk e la sua visione dello spazio?

Interrogato su Elon Musk, Nespoli risponde con cautela, ma anche con lucidità. Lo definisce “un pazzo esagitato”, ma riconosce che spesso le grandi rivoluzioni sono state portate avanti proprio da persone fuori dagli schemi. Musk, a suo dire, è spinto da un sogno personale, quasi ossessivo, di arrivare su Marte, un’idea che considera “bislacca” ma anche sintomo di una visione alternativa. Non è la ricchezza a motivarlo, bensì un desiderio profondo e quasi spirituale. Pur ammettendo le sue perplessità, Nespoli riconosce che SpaceX ha rivoluzionato il settore, dimostrando che anche un pazzo, forse, può cambiare il mondo.

L’esplorazione spaziale è ancora una missione umanistica?

Cappellani evidenzia come la fantascienza degli anni ’60 fosse intrisa di valori umanistici. La visione di Musk, invece, appare più imprenditoriale e pragmatica. Nespoli, pur partendo da una formazione ingegneristica, condivide questa osservazione: lo spazio oggi è sempre più un Far West dove le aziende private si muovono senza regole chiare. In questo contesto, si rischia di perdere la dimensione filosofica, umana e spirituale dell’esplorazione cosmica, trasformandola in una mera corsa al profitto o all’affermazione di potere.

Cosa succederebbe se l’uomo scomparisse? La Terra sentirebbe la mancanza?

Nespoli lo dice senza mezzi termini: il pianeta può fare a meno di noi. Sottolinea come l’impatto dell’essere umano sulla Terra sia spesso distruttivo, e che le conseguenze delle nostre azioni sono pericolose soprattutto per noi stessi, non per l’ecosistema planetario. Se l’uomo dovesse estinguersi, la Terra continuerebbe il suo percorso nell’universo, indifferente al nostro destino.

Cosa si percepisce nello spazio? Ordine o caos?

Alla domanda sulla percezione del cosmo, l’astronauta risponde con un tono quasi poetico: «Ci si rende conto di essere un granello di sabbia tra miliardi di altri». Nello spazio non si trova una risposta assoluta, ma una consapevolezza personale, quasi mistica. Per lui, l’universo è immenso e ancora largamente sconosciuto, e ciò induce umiltà: noi esseri umani non siamo al centro di nulla, ma solo una delle tante forme di vita che provano a comprendere il mistero del tutto.

Cosa pensa Nespoli delle teorie complottiste come i “terrapiattisti” o il “falso allunaggio”?

Con pacatezza e rigore scientifico, Nespoli risponde ai complottisti spiegando che non ha mai visto forme di vita extraterrestri e che, pur non avendo assistito personalmente all’allunaggio, è assolutamente certo che l’uomo sia stato sulla Luna. «È una questione di fede», afferma, paragonando questa convinzione a un atto religioso, come credere in Dio o nei miracoli. La diffidenza, dice, è una caratteristica che ci ha aiutato a evolverci, ma va dosata con razionalità e spirito critico.

Esistono missioni spaziali segrete o “classificate”?

L’ex astronauta chiarisce che le missioni gestite da enti pubblici come la NASA o l’ESA sono trasparenti perché finanziate con fondi pubblici. Tuttavia, riconosce che il crescente interesse delle imprese private sta cambiando il panorama, introducendo logiche di riservatezza e brevetti. Inoltre, in ambito militare, è normale che esistano attività riservate legate alla sicurezza. Ciò che preoccupa è l’assenza di regole internazionali chiare: se lasciamo lo spazio ai privati senza una governance condivisa, il rischio è che si trasformi in un terreno di scontro, economico e geopolitico.

Quale futuro per l’umanità nello spazio?

Per Nespoli, il futuro dell’esplorazione spaziale è ancora tutto da scrivere. Sottolinea la necessità di una regolamentazione più attenta, capace di tenere insieme scienza, filosofia e responsabilità etica. L’avanzata dei privati può portare grandi benefici, ma è indispensabile mantenere alta l’attenzione sui valori umani che dovrebbero guidare ogni passo oltre l’atmosfera. Lo spazio, ci ricorda, non è solo un luogo da conquistare, ma un’opportunità per ripensare chi siamo e dove vogliamo andare come specie.

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