Nella tarda mattinata di domenica 22 ottobre, l’atmosfera in via della Scrofa, quartier generale di Fratelli d’Italia a Roma, è frenetica.
Militanti, eletti e rappresentanti dei territori si muovono incessantemente tra gli uffici organizzativi e il Teatro Brancacci, dove è in corso la festa in onore del primo anniversario di governo di Giorgia Meloni.
Tuttavia, a differenza di ministri, parlamentari, sindaci e governatori, la premier non è presente di persona, avendo precedentemente informato i suoi fedelissimi della sua impossibilità, troppo presa dai viaggi internazionali per affrontare la questione bellica in Medioriente e dai pensieri sul futuro della figlia Ginevra dopo la turbolenta separazione dal compagno Andrea Giambruno.
Attraverso un videomessaggio inviato direttamente dall’Egitto (con il suo volto proiettato a tutto schermo sotto lo slogan “L’Italia vincente – un anno di risultati”), la presidente del Consiglio rivendica il suo primo anno di mandato a Palazzo Chigi.
Tra un attacco deciso alla stampa e una pungente critica all’opposizione che, secondo lei, “continua a dileguarsi nel fango”, la leader della destra italiana trova spazio anche per difendere l’orientamento della maggioranza riguardo alle politiche economiche e fiscali.
Il riferimento a ciò – implicito nelle parole, ma evidente nei fatti e nelle azioni – è la recente approvazione della Legge di Bilancio da parte del Consiglio dei Ministri.
Giorgia Meloni è consapevole che, al di là delle strategie mediatiche adottate per orientare il partito verso la campagna elettorale, gran parte del suo consenso nel Paese dipende dai miglioramenti che gli italiani potranno percepire nella loro vita quotidiana.
Quando giungerà il prossimo giugno, momento in cui si apriranno le urne per le elezioni del Parlamento europeo, saranno trascorsi quasi due anni dall’insediamento del nuovo governo.
Ad oggi, la situazione economica nazionale non ha registrato miglioramenti significativi, le criticità sono numerose, le famiglie lottano per trovare stabilità finanziaria e le imprese affrontano difficoltà nella gestione della manodopera qualificata e nell’adeguamento dei prezzi dei prodotti e servizi.
In questo contesto, si inseriscono i pensionati, una parte essenziale dell’elettorato di centrodestra. Sono proprio alcuni di loro a rischiare di essere penalizzati dalla Manovra 2024, a meno che il testo non subisca modifiche significative durante la discussione in Aula.
Fino a oggi, le regole sono state abbastanza semplici. Nel corso degli ultimi dodici mesi, l’aggiornamento degli assegni è stato del 100% per le pensioni fino a quattro volte il minimo (ossia 2.264 euro lordi), dell’85% per quelle tra quattro e cinque volte il minimo, del 53% per quelle tra cinque e sei volte il minimo, del 47% tra sei e otto volte il minimo, del 37% tra otto e dieci volte il minimo, e del 32% per gli importi che superano le dieci volte il minimo garantito dallo Stato (parliamo di cifre pari a 5.640 euro lordi al mese, circa 3.760 euro netti).
Qualora la Manovra Finanziaria dovesse superare l’iter parlamentare senza modifiche significative (con i partiti di maggioranza che potrebbero non presentare emendamenti, mentre quelli delle opposizioni potrebbero vedere respinte le loro proposte), le nuove norme vedrebbero un lieve incremento dall’85% al 90% per le pensioni tra quattro e cinque volte il minimo, cioè fino a 2.820 euro lordi al mese.
Tuttavia, coloro che percepirebbero una pensione oltre dieci volte il minimo potrebbero subire una riduzione dall’attuale 32% al 22% di rivalutazione. Questa sembra essere l’evoluzione più probabile, mentre le fasce intermedie dovrebbero rimanere in linea con quanto avvenuto negli anni precedenti.