“In Italia, la violenza contro le donne è un flagello quotidiano che si manifesta in molteplici forme, devastando la vita di chi ne è vittima, senza distinzioni. Intervenire a sostegno di queste donne è fondamentale, ma è altrettanto cruciale contrastare la violenza di genere in tutte le sue manifestazioni prima che si verifichi.
Non è accettabile trascurare la prevenzione in questa lotta. Claudia Gerini, ambasciatrice di ActionAid, ha lanciato una campagna di sensibilizzazione in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, il 25 novembre. I dati in Italia destano preoccupazione: l’intervista a Rossella Silvestre, esperta di Politiche di genere e Giustizia economica di ActionAid Italia, riportata da Virgilio Notizie, rivela un netto calo dei finanziamenti.
“Con la campagna Black FreeDay, chiediamo al Governo e al Parlamento di impegnarsi concretamente per un futuro libero dalla violenza per le bambine e le ragazze. Senza fondi sufficienti e politiche di prevenzione mirate, continueremo a intervenire solo dopo che le violenze sono avvenute”, denuncia ActionAid Italia. “Dai più di 17 milioni di euro stanziati nel 2022 siamo scesi a soli 5 milioni per il 2023”.
La campagna Black FreeDay utilizza manifesti digitali in stile Black Friday, non per offrire sconti vantaggiosi alle donne, bensì per richiamare l’attenzione sul grave problema.
“In dieci anni, le risorse per il sistema antiviolenza definite dalla ‘Legge sul femminicidio’ sono aumentate del 156%, ma il numero di donne uccise da uomini in ambito familiare non è diminuito, rimanendo stabile di anno in anno. Questo evidenzia l’inefficacia delle politiche antiviolenza adottate”, afferma Katia Scannavini, vicesegretaria generale di ActionAid Italia.
ActionAid parla di “prevenzione sottocosto”: “La campagna mira a denunciare i sottodimensionati finanziamenti alla prevenzione. Non è una novità, bensì conferma un trend che perdura da molti anni, sin dall’istituzione del sistema antiviolenza nel 2013”, risponde Rossella Silvestre di ActionAid Italia a Virgilio Notizie.
“Finora non sono stati finanziati in modo strutturale gli interventi di prevenzione primaria, quelli che agiscono su tutta la popolazione per sensibilizzarla e prevenire la violenza. Quest’anno, il taglio è addirittura del 70%. Auspichiamo un diverso piano di finanziamento da parte del Governo, che includa anche queste azioni, come avvenuto per altri interventi a supporto delle donne negli ultimi anni”.
Qual è stato il bilancio degli ultimi 10 anni della legge sul femminicidio, soprattutto in termini di cambiamento culturale?
“Questo è il problema principale. Il recente aumento delle risorse si è concentrato quasi esclusivamente sulle politiche di risposta all’emergenza, piuttosto che sul fenomeno in generale. Il numero dei femminicidi non è calato significativamente, rimanendo pressoché stabile. È fondamentale agire sulle cause culturali che generano e perpetuano la violenza”.
La situazione in Italia è simile ad altri Paesi?
“Secondo il Gender Social Norm Index delle Nazioni Unite (Undp 2023), nel mondo una persona su 4 ritiene giustificabile che un uomo picchi la moglie. In Italia, il 61.58% della popolazione ha pregiudizi contro le donne e il 45% ha convinzioni che possono portare a giustificare la violenza fisica, sessuale e psicologica da parte del partner. È fondamentale un lavoro culturale che contrasti le consuetudini e i modelli di violenza contro le donne e le ragazze per cambiare questa tendenza”.
La violenza non è solo fisica. Quali altre forme può assumere?
“La violenza può manifestarsi in molteplici modi, incluso quello sessuale, economico e psicologico. È essenziale educare sia gli uomini che le donne per riconoscere i primi segnali e chiedere immediato supporto, rivolgendosi ai centri antiviolenza o al numero gratuito 1522”.
Quanto è rilevante la formazione degli operatori, sia delle forze dell’ordine che dei tribunali, nell’affrontare i casi di violenza?
“È cruciale. È fondamentale che chiunque, nel settore pubblico o privato, sia preparato per gestire gli autori di violenza e le vittime al fine di evitare una ‘vittimizzazione secondaria’. Questo intervento aiuta a prevenire la ripetizione degli episodi.
Troppo spesso, ad esempio, le donne sono state rimandate a casa dopo aver denunciato, un comportamento frequente anche da parte delle forze dell’ordine. È necessario che anche loro ricevano formazione per riconoscere e distinguere situazioni di normale litigio da segnali di potenziale violenza”.