Anche se la maggior parte delle persone non soffre di allergie, può avvertire i sintomi tipici, come occhi rossi, starnuti e asma, soprattutto nelle aree urbane.
Le sostanze inquinanti assorbite dal polline possono intensificare le manifestazioni allergiche, secondo uno studio pubblicato sulla rivista Frontiers of Allergy.
A segnalare la ricerca è la Società Italiana di Aerobiologia Medicina e Ambiente (Siama), che, in occasione del primo giorno di primavera, organizza la Giornata Nazionale del Polline che sarà celebrata oggi 21 marzo, primo giorno di primavera.
“Questa ricerca dimostra che alcuni tipi di pollini, come quelli delle graminacee, possono innescare l’iperattivazione del Toll-like receptor 4 (TLR4), recettori cellulari che attivano la reazione allergica del sistema immunitario. Ciò si verifica non solo nelle persone allergiche a queste piante, ma anche in quelle che non soffrono di allergie”, spiega Mario Di Gioacchino, presidente Siaaic”.
“Si era ipotizzato che il continuo aumento delle malattie allergiche registrato negli ultimi decenni potesse essere attribuito a una combinazione di predisposizione genetica e anomalie climatiche”, aggiunge Vincenzo Patella, presidente di Siama.
“L’eccessiva esposizione agli allergeni, spiega Patella, combinata con le alte concentrazioni di inquinanti atmosferici (a cui le persone possono essere sempre più esposte), sembrerebbe essere un fattore della “epidemia di allergie” che si sta verificando oggi.
Nel frattempo, la stagione di quest’anno promette di essere da record: Patella afferma che “siamo passati da concentrazioni medie di 200 pollini totali per metro cubo nei giorni di picco di cinque anni fa a 2.000 oggi. Si tratta di un aumento di ben 10 volte”.