Tonno in Scatola: Quanto Mercurio Contiene e Quali sono i Rischi per la Salute?

Il tonno in scatola spesso rappresenta una soluzione pratica, nutriente e economica per preparare un pasto veloce, ma sorge spesso la preoccupazione riguardo alla contaminazione da mercurio.

Purtroppo, questo metallo pesante è presente nel tonno e in altre specie marine, ma la sua concentrazione in una singola scatola è generalmente al di sotto dei limiti di sicurezza.

Le conserve di tonno attualmente disponibili in commercio sono soggette a rigorosi controlli di sicurezza per garantire la qualità del prodotto. Ma come mai il mercurio è presente nel tonno in scatola?

Innanzitutto, è importante chiarire che la presenza di mercurio dipende dal pesce stesso e non dalla confezione o dal metodo di conservazione. Il tonno, come altri grandi pesci predatori, accumula il mercurio presente negli oceani nel proprio organismo, principalmente sotto forma di metilmercurio.

Attualmente sono stabiliti limiti di sicurezza sia per l’assunzione di mercurio sia per il contenuto di mercurio nelle specie ittiche utilizzate nell’alimentazione. Tali limiti sono definiti da organizzazioni come il Comitato congiunto FAO-WHO e il Regolamento CE n. 1881/2006 dell’Unione Europea.

Uno studio condotto nel 2022 dalla Stazione Sperimentale per l’Industria delle Conserve Alimentari (SSICA) su campioni di tonno provenienti da diverse marche e aree geografiche ha rilevato che tutti i campioni analizzati presentavano valori di metilmercurio ben al di sotto dei limiti di sicurezza.

Ad esempio, una scatoletta media di tonno in commercio contiene circa 52 grammi di pesce sgocciolato. Se questa scatoletta contiene mediamente 0,0051 mg di metilmercurio e una persona pesa 60 kg, per raggiungere la dose tollerabile di 0,3 mg di mercurio a settimana, sarebbe necessario consumare un’elevata quantità di tonno, il che è poco probabile.

Tuttavia, è consigliabile non esagerare con il consumo di tonno in scatola, specialmente per le donne in gravidanza, poiché alcune linee guida europee raccomandano restrizioni nell’assunzione di pesci grandi predatori a causa del potenziale impatto sul feto. Ad esempio, le linee guida italiane e irlandesi consigliano di non consumare più di due scatolette di tonno a settimana, mentre quelle francesi raccomandano un consumo limitato per donne e bambini.