Dopo la prima udienza del processo abbreviato dello scorso luglio, era stato il gip Luca Milani a chiedere approfondimenti psichiatrici per fare luce in merito alla capacità di intendere e di volere della donna.
“Una condizione di significativo disagio emotivo” ma, si legge nella perizia, “nessuna riduzione, né tantomeno l’esclusione, della sua capacità di intendere e di volere”.
La madre, dopo la prima udienza del processo abbreviato lo scorso luglio, è stata soggetta a ulteriori valutazioni psichiatriche richieste dal gip Luca Milani per comprendere meglio la sua capacità di intendere e volere.
La perizia ha rilevato un “significativo disagio emotivo”, ma non ha evidenziato alcuna diminuzione, né l’esclusione, della sua capacità di intendere e volere. Nonostante il disagio emotivo, la perizia non ha confermato la presenza di sindrome di Munchausen.
Secondo quanto affermato dalla specialista, la donna sarebbe stata diagnosticata con la “sindrome di Munchausen per procura”. Tuttavia, le condizioni cliniche complessivamente osservate nell’imputata non erano gravi e non hanno influenzato la sua capacità di intendere o volere, quindi non rientrano nella nozione giuridica di infermità mentale.
La patologia menzionata si riferisce al “disturbo fittizio procurato ad altri”, nel quale la donna avrebbe provocato lesioni e ustioni sulla pelle della figlia.
Durante le indagini condotte dal pm Pasquale Addesso e dalla squadra mobile diretta da Marco Calì è emerso che la donna di 27 anni spruzzava lo spray deodorante a distanza ravvicinata sulla sua bambina. Queste azioni hanno causato numerosi ricoveri della piccola presso gli ospedali di Varese, Pavia e Milano.
Al Policlinico di Milano, i medici hanno notato delle anomalie riguardo alle abrasioni sulla pelle della bambina. È stato il personale medico a ipotizzare che tali lesioni potessero essere state inflitte dalla madre.
La veridicità di questi fatti è stata confermata grazie alle registrazioni delle telecamere installate dagli investigatori nelle stanze dell’ospedale.
Inoltre, nel telefono cellulare della donna sono state rinvenute 80 fotografie che mostravano lesioni sul corpo della bambina.
Secondo il tribunale del Riesame, di fronte al quale la difesa della donna aveva presentato ricorso, è emerso che la donna manifestava una “personalità inquietante” e una “capacità di violenza impressionante”. È stata descritta come “insensibile” di fronte alle ripetute e sempre più intense grida di dolore della figlia.
Durante l’udienza con il gip Sonia Mancini, la donna di 27 anni ha ammesso di aver spruzzato lo spray, ma ha sostenuto di non aver compreso appieno la gravità delle sue azioni.